Rabbia, rabbia, rabbia. Sabato scorso ci sono stati scontri a Imbaba, quartiere popolare (e molto popolato) del Cairo. Il pretesto, come non bastasse la stupidità è la disputa sulla presunta detenzione di una copta che si sarebbe convertita all'Islam. Sui dettagli di come e quando questa si sia convertita, non ce ne sono due che possano dare lo stesso resoconto dei fatti... come sempre le chiacchiere sono innumerevoli, qui in Egitto. Gli animi si scaldano, e scatta lo scontro fra gruppi di Salafiti (movimento fondamentalista musulmano che sta cercando di alzare la voce nello scenario politico dell'Egitto post-Mubarak) e cristiani copti. Una chiesa copta è presa di mira. Fra i cristiani che la difendono c'è anche un cattolico, papà di un nostro seminarista comboniano. Alcuna gente entra nella chiesa con armi, spara, e lui muore. Durante la notte la chiesa è data alle fiamme.
A due giorni dagli eventi, il numero di morti è di almeno 10, ma altri si trovano gravi all'ospedale.
C'è tanta rabbia, e voglia di vendetta. Il Governo dice che userà la mano di piombo, e dice di aver arrestato già 190 persone, ma anche sugli arresti si sentono voci discordanti...
Io capisco, e sono il primo a dire, che la maggioranza dei Musulmani è contraria alla violenza. Ma fino a quando questa stessa maggioranza se ne starà con le mani in tasca, a guardare? Fino a quando si continuerà a dire che l'Islam non ha niente a che fare, che questi sono episodi di piccoli gruppi di minoranza? Se non interviene la maggioranza delle persone di buona volontà, da chi dobbiamo aspettare un aiuto?