Monday 29 December 2014

Le malattie spirituali

Papa Francesco prima che la curia vada in vacanza per Natale decide di fare un elenco delle possibili malattie curiali....

Mazzate per tutti!! Non solo per chi vive in curia!


- sentirsi immortali, immuni e indispensabili
- il martalismo
- petrificazione spirituale
- eccessiva pianificazione e funzionalismo
- Alzheimer spirituale
- vanagloria e orgoglio
- schizofrenia esistenziale
- pettegolezzo
- deificazione dei superiori e arrivismo
- faccie da funerale
- accumulo di cose
- i cerchi chiusi
- l'interesse mondano

Friday 19 December 2014

Pace? Dal basso, grazie

"Gloria a Dio nell'alto dei cieli
e pace in terra agli uomini di buona volontà!"

E' questo il canto degli angeli nella notte di natale, un canto che parla di come cielo e terra siano in festa per la nascita del dio-uomo, che è venuto non a risolvere i problemi con la bacchetta magica, a ma darci il suo amore, perchè lo portiamo agli altri.
Sarebbe bello avere la bacchetta magica, risolvere i casi che ci vengono presentati. A volte, quando mi viene presentata qualche situazione di qualche fratello o sorella che sta soffrendo, mi viene da chiedere a Dio - sinceramente - di fare il miracolo.
Ma non è questa la via... probabilmente sono io che ho un'idea un po' troppo magica di "miracolo".... non lo so.

Pensando al canto degli angeli, quest'anno mi colpisce il fatto che il cielo e la terra sembrino darsi appuntamento intorno al bambino di Betlemme. Enrambi si presentano col meglio che hanno: il cielo porta la gloria, la luce, il bagliore della presenza dell'Imperscrutabile, del Dio onnipotente; la terra, povera cosa, non ha di meglio che da presentare che gli umani... questi esseri stupidi ma al contempo meravigliosamente capaci di amore... e presenta la pace.

La pace purtroppo la sognamo, anche noi qui in Medio Oriente e in Sudan, come un dono dall'alto. Come gli aiuti delle nazioni unite. Come manna dal cielo.



E invece la pace nasce dal basso. La pace non è diritto, ma prima e soprattutto un dovere. Un imperativo di sopravvivenza. "Caino, dov'è tuo fratello?" é una domanda che ancora attende risposta.

Che il principe della pace ci aiuti a costruirla insieme - la pace - dal basso. 


Magari partendo dal nostro cuore, con il desiderio sincero di riconciliarci con le persone che abbiamo ignorato o odiato. Magari cominciando con una parola di incoraggiamento a quella persona cara dalla quale abbiamo sempre atteso tutto come se fosse dato per scontato. Magari dall'accettare noi stessi, e sentire che - nonostante tutto - Dio ci sorride ancora. E non si è ancora stancato di noi.

Buon Natale a tutti
con affetto sincero!!

Diego

Ps:
forse - e devo dire FORSE - mi viene data una possibilità di qualche settimana in Sudan...  vi terrò aggiornati...
L'amore con il Sudan è come quel famoso amore straziante... mi verrebbe da dire "quest'amore è una camera a gas..."

Friday 12 December 2014

Neppure la spada



 31 Che diremo riguardo a queste cose? Se Dio è per noi, chi potrebbe essere contro di noi?
 32 Lui, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato in sacrificio per noi tutti, come non ci darà in dono insieme a lui tutte le cose?
 33 Chi si farà accusatore contro gli eletti di Dio? Dio che li dichiara giusti?
 34 Chi li condannerà? Gesù Cristo che è morto, anzi che è risuscitato, lui che siede alla destra di Dio, lui che intercede in nostro favore?
 35 Chi ci separerà dall'amore di Cristo? La tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, i pericoli, la spada?
 36 Secondo quanto sta scritto: per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno, fummo reputati come pecore da macello.
 37 Ma in tutte queste cose noi stravinciamo in grazia di colui che ci amò.
 38 Sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né potestà, né presente né futuro,
 39 né altezze né profondità, né qualunque altra cosa creata potrà separarci dall'amore che Dio ha per noi in Cristo Gesù nostro Signore.

(Rom 8:31-39)

Monday 8 December 2014

Santa Maria, donna senza retorica

(di don Tonino Bello) 

Santa Maria,  donna senza retorica 
Fa' che le nostre labbra rechino il profumo del silenzio.
Santa Maria, donna senza retorica prega noi inguaribilmente malati di magniloquenza.
Abili nell'usare la parola per nascondere i pensieri più  che per rivelarli, abbiamo perso il gusto della semplicità. Convinti che per affermarsi nella vita bisogna saper parlare anche quando non sia nulla da dire, siamo diventati prolissi e incontinenti. Esperti nel tessere ragnatele di vocaboli sui crateri del non senso, precipitiamo spesso nelle trappole nere dell'assurdo come mosche nel calamaio. Incapaci di andare al centro delle cose, ci siamo creati un'anima barocca che ad opera i vocaboli come fossero stucchi, e aggiriamo i problemi con le volute delle nostre furbizie letterarie.
Santa Maria, donna senza retorica, prega per noi peccatori, sulle cui labbra la parola si sfarina in un turbine di suoni senza costrutto. Si sfalda in 1000 squame di accenti disperati. Si fa voce, ma senza farsi mai carne. Ci riempie la bocca, ma lascia vuoto il grembo. Ci dà l'illusione della comunione,
ma non raggiunge neppure la dignità del soliloquio. E anche dopo che ne abbiamo pronunciate tante perfino con eleganza e a getto continuo, ci lascia nella pena di una indicibile aridità: come mascheroni di certe fontane che non danno più acqua e sul cui volto era rimasta soltanto
la contrazione del ghigno.
Santa Maria, donna senza retorica, la cui sovrumana grandezza è sospesa al rapidissimo fremito di un fiat, prega per noi peccatori, perennemente esposti, tra convalescenze e ricadute,
all'intossicazione di parole. Proteggi le nostre labbra da gonfiori inutili. Fa che le nostre voci,
ridotte all'essenziale, partano sempre dai recinti del mistero e rechino il profumo del silenzio.
Rendici come te, sacramento della trasparenza.
E aiutaci, finalmente, perché nella brevità di un sì detto a Dio, "ci sia dolce naufragare": come in un mare sterminato.

Sunday 30 November 2014

Portinai del regno

E' come uno che è partito per un viaggio dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vigilare.
Vigilate dunque, poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino,
perché non giunga all'improvviso, trovandovi addormentati.
Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!
(Mc 13,33-37) 




Nel mondo arabo il portinaio (bawwab) è una figura molto interessante: disprezzato e deriso per il suo lavoro - considerato quasi insignificante - è in realtà una persona molto importante nella vita sociale: è quello che sa tutto quello che succede nell'edificio, e per strada. Spesso è lui il mediatore, quello che da dietro le quinte muove un sacco di cose.
Il vangelo con cui iniziamo l'avvento ci dice che se in qualità di umani siamo tutti lavoratori di Dio, in qualità di cristiani siamo tutti bawwab, siamo chiamati a vegliare per il resto dell'edificio. A riconoscere il Signore quando arriverà.


Un autore anonimo del II secolo scrisse che i cristiani sono chiamati ad essere "anima mundi", l'anima del mondo. Come un corpo senza anima, o una pasta senza sale, così il mondo senza cristiani veri perde se stesso. Un po' come una nave senza bussola.

Buon Avvento a tutti




Thursday 16 October 2014

Amore col botto


L'altra notte siamo stati svegliati da un boato. Una bomba, posta in una macchina di fronte al palazzo di giustizia, non lontano da casa nostra.
Quante bombe in questi mesi, in questi anni. Sono così tante, in Iraq e in Siria, che qui ci consoliamo che la nostra autobomba dell'altro giorno ha fatto “solo” una decina di feriti.

Una bomba che da il polso di come questo Paese sia ancora incapace di dialogo.
In superficie le cose sembrano calme, ma sotto-sotto c'è tanta tensione.

Siamo arrivati a prendere come naturale il fatto che il nemico va bombardato, annientato. Non riusciamo più a sederci, parlare, confrontarci.
Quand'è che Caino ha smesso di parlare con Abele?
Prima di ucciderlo con le mani, lo ha ucciso con la sua indifferenza.
Lo ha ucciso nel suo cuore, e poi lo ha seppellito nella terra.

Il mio augurio per questa giornata mondiale della missione è che impariamo tutti ad aprire gli occhi e le orecchie. Solo allora impareremo ad amare.
Gesù ci ha detto che l'unica via è l'amore, non solo l'amore del prossimo, ma anche del nemico.
Forse dovremmo cominciare dall'ascolto. Dal guardare il mondo anche da suo punto di vista. E accorgerci che – forse – non è il nemico che dobbiamo temere, ma l'inimicizia...

Buona giornata missionaria a tutti.
Che l'amore faccia il botto!

Friday 11 April 2014

la Pasqua dell'Inatteso


Pasqua 2014



Carissimi amici e amiche di Cogollo, Piovene e dintorni!!

Un forte abbraccio dal Cairo. Pasqua arriva. È il
passaggio del Signore, che entra nelle nostre vite, le tocca, le guarisce. È come l'amico che viene a svegliarci all'alba perchè abbiamo un lungo viaggio da fare. Ci sveglia dai nostri sogni, dalle nostre comodità, dal nostro torpore. Con la promessa di portarci a scalare montagne, e a vivere un cammino nuovo, un cammino che non era nei nostri sogni – e che proprio per questo è migliore. Sì, perchè la realtà è migliore della fantasia, se abbiamo il coraggio di viverla intensamente...


Leggere in Egitto la storia di Mosè che fa uscire il popolo eletto dalla terra del faraone è sempre una lettura che provoca qualche sorriso... Noi cristiani ci guardiamo in faccia e ci chiediamo: “E noi, cosa ci facciamo qua?” Per me che attendo – sogno – anzi, mi è stata promessa, la terra del Sudan, l'idea di venire “liberato” dalla terra d'Egitto è ancora più comica. Davvero Dio ha un gran senso dello humor; il problema è che siamo noi che siamo troppo seri...

Ma c'è un passaggio, che leggiamo nella storia di Mosè, che mi ha accompagnato molto, in questi ultimi mesi. Mosè fa attraversare il mare, e poi Dio pensa fra sè e sè di non far prendere al suo popolo “la scorciatoia”. No, pensa di prenderli per un giro di quarant'anni nel deserto. Quarant'anni. Due generazioni. Perchè la strada per la terra promessa di per sé è breve, ma ci vogliono quarant'anni per imparare a desiderarla. Nel nostro mondo moderno del “tutto subito” l'attesa puzza di sconfitta. E invece Dio – che ha la pazienza del giardiniere – ci chiede di attendere. Di aspettare che il suo Regno lieviti. Nei nostri cuori e nella nostra vita. La nostra testa può aspettare.
Dio è un dio dell'imprevisto. Quante volte i nostri progetti vengono infranti. Per far spazio ai suoi, che sono un'altra musica. Non dico che sia facile, ma se non altro è un segno della sua presenza. E quanto è liberante liberarsi dei propri progetti, dopo averli fatti. Come il bambino che finisce il puzzle e poi lo smonta per cominciare a farlo di nuovo.
Purtroppo qui in Egitto si è voluto fare la primavera araba pensando che bastassero poche settimane, magari qualche mese, occhei, diciamo una manciata di anni per “cambiare il sistema”. La fretta, almeno è quello che vediamo qui in Egitto, è sorella della violenza, del non ascolto, della prepotenza. E dell'ignoranza, vero oppio dei popoli. Con la scusa della “soluzione forte”, ci stanno facendo entrare nel fascismo. E la cosa che più intristisce è che siano i nostri cristiani quelli che più vogliono fare finta di non vedere. Oggi chiamano salvatore chi poco più di un anno fa sparava sulle folle...
Niente di più stupido. “Stolti e tardi nel comprendere la Parola...” dice lo straniero sulla via di Emmaus “... non bisognava aspettare?”. La rivoluzione non la facciamo nelle piazze, ma sui banchi di scuola. Dateci quarant'anni, e la voglia di cambiare. Ma l'uomo moderno no, non può aspettare. L'uomo moderno vuole la rivoluzione subito. Gli serve un capro espiatorio (i fratelli musulmani), per liberarsi della consapevolezza di essere lui stesso parte del problema, e un plotone d'esecuzione. Qualche settimana fa hanno condannato a morte – in una sola sentenza – più di 500 fratelli musulmani. Si può essere più idioti? Quanto odio nascerà da tutto quel sangue?


Buona Pasqua di resurrezione. Che impariamo anche noi, come gli angeli nel sepolcro vuoto, ad attendere chi viene a cercare il Signore Risorto. In silenzio, senza baccano, lasciando che gli uccelli del giardino della Risurrezione facciano il loro concerto mattutino. Perché lo fanno così bene.