(di don Tonino Bello)
Santa Maria, donna senza retorica
Fa' che le nostre labbra rechino il profumo del
silenzio.
Santa Maria, donna senza retorica prega noi inguaribilmente malati di
magniloquenza.
Abili nell'usare la parola per nascondere i pensieri più che per
rivelarli, abbiamo perso il gusto della semplicità. Convinti che per affermarsi
nella vita bisogna saper parlare anche quando non sia nulla da dire, siamo
diventati prolissi e incontinenti. Esperti nel tessere ragnatele di vocaboli
sui crateri del non senso, precipitiamo spesso nelle trappole nere dell'assurdo
come mosche nel calamaio. Incapaci di andare al centro delle cose, ci siamo
creati un'anima barocca che ad opera i vocaboli come fossero stucchi, e
aggiriamo i problemi con le volute delle nostre furbizie letterarie.
Santa Maria, donna senza retorica, prega per noi peccatori, sulle cui labbra la
parola si sfarina in un turbine di suoni senza costrutto. Si sfalda in 1000
squame di accenti disperati. Si fa voce, ma senza farsi mai carne. Ci riempie
la bocca, ma lascia vuoto il grembo. Ci dà l'illusione della comunione,
ma non raggiunge neppure la dignità del soliloquio. E anche dopo che ne abbiamo
pronunciate tante perfino con eleganza e a getto continuo, ci lascia nella pena
di una indicibile aridità: come mascheroni di certe fontane che non danno più
acqua e sul cui volto era rimasta soltanto
la contrazione del ghigno.
Santa Maria, donna senza retorica, la cui sovrumana grandezza è sospesa al
rapidissimo fremito di un fiat, prega per noi peccatori, perennemente esposti,
tra convalescenze e ricadute,
all'intossicazione di parole. Proteggi le nostre labbra da gonfiori inutili. Fa
che le nostre voci,
ridotte all'essenziale, partano sempre dai recinti del mistero e rechino il
profumo del silenzio.
Rendici come te, sacramento della trasparenza.
E aiutaci, finalmente, perché nella brevità di un sì detto a Dio, "ci sia
dolce naufragare": come in un mare sterminato.