Wednesday, 20 December 2017

et verbum caro factum est

E la Parola di Dio si fece carne, e venne ad abitare in mezzo a noi, e noi abbiamo visto la sua gloria
Dio si china sulla miseria del mondo per salvarlo. Ma decide di non farlo con la bacchetta magica. Decide di farsi uno di noi. Di essere noi. Si fa uomo per salvare l’umanità con la sua umanità.
Siamo salvati dalla sua umanità. Non dai suoi miracoli, non dai prodìgi. Non dalle visioni che sconvolgono gli animi in un lampo. Quelli sono casi straordiari, che ci danno un messaggio. Ma la vera specialità di Dio è sorprenderci con la sua umanità. Dopo averci creato, ci ha lasciato provare ad essere uomini e donne, ma alla fine ha pensato fosse meglio farci assaggiare quello che intendeva.
Ci salva l’umanità di lui, che non si nasconde dietro privilegi. Che non si isola nei castelli dell’autosufficienza, ma scende in strada dove tutti sono alla stessa altezza. Non ama titoli e non cerca etichette, lui che si trova a suo agio con bambini e con soldati, con prostitute e re.
Ci salva la sua libertà, il suo non essere impaurito di quel che la gente pensa e imbavagliato da quel che la gente dice. Cammina e parla secondo il proprio cuore, con rispetto e chiarezza.
Ci salva la sua coraggiosa onestà, di lui che con i semplici è semplice, ma con i duri è duro. Noi invece prendiamo spesso e volentieri la direzione opposta: a chi ci sta sopra facciamo le fusa e battiamo le mani, mentre a chi sta un milli-millimetro sotto di noi sputiamo in faccia le nostre ragioni e i nostri diritti. In questo, anche le bestie ci potrebbero insegnare l’umanità, se solo volessimo imparare.
Lavorando in una scuola di mille e cento bambini, a volte mi sento sommerso. Ognuno ha una storia che meriterebbe di essere scritta, dei sogni che qualcuno dovrebbe dipingere, delle canzoni in attesa di essere ascoltate. Mi piacerebbe aver tempo per ognuno, ma alla fine sono sommerso dal “tutti” e non raggiungo nessuno. Comboni diceva che avrebbe voluto avere cento vite per spendere tutte per l’Africa. Comincio a capirlo.
Auguro a me e a tutti un Natale in cui Gesù Cristo si faccia carne. Nella persona che non riesco a tollerare si faccia volto. Nella persona che mi chiede un aiuto concreto, si faccia mano. Nella persona che ignoro si faccia nome, storia, magari anche amicizia. Nella persona che ho lasciato fuori dal recinto del mio cuore, si faccia finestra. Nella persona sola e sofferente si faccia lacrima sulle mie guancie, e nella persona che gioisce si faccia sorriso sulle mie labbra, perchè il mio cuore si disintossichi dalle mie lacrime e dai miei sorrisi.
Buon Natale
E che sia Natale tutti i giorni dell’anno nuovo!!

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Saturday, 18 November 2017

servo buono e fedele!

"Servo buono e fedele"
Al suono di questo saluto entra in paradiso
chi non ha paura di sbagliare,
chi si butta,
chi non aspetta siano gli altri a fare il primo passo
o i tempi a migliorare,
chi non si giustifica,
non si nasconde,
ma è creativo
coraggioso,
forse audace e magari idealista e perchè no, anche maldestro,
ma almeno ci prova
ed è pronto a pagare con la faccia, il sangue, il sudore.
Quelli invece che si nascondono dietro le scuse
che non hanno tempo e voglia di mettersi in discussione
che vorrebbero tutto perfetto,
tutto all'altezza...
tutto subito
quelli che credono in un Dio giudice
e che se la prendono con lui e con la vita stessa,
per loro non c'è posto in paradiso. Hanno fatto la loro scelta....
poveretti!
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"Well done, good and faithful servant"
This is the Lord's greeting to those
who are not lazy,
not afraid of trying,
not easily put of, 
those who do not hide behind excuses,
those who don't wait "the right time" but make time right,
those who are generous,
creative,
maybe hasty, but at least active,
those who are not afraid to make mistakes
those who are ready to pay with their own face, blood, sweat.
To the perfectionists - instead -
to those who want it their way,
those who have no time to change
who expect the "favourable time",
those who justify themselves behind others' mistakes,
and those who blame Life, God himself,
for them - poor things - there is no place in God's paradise...
ouch!

"أحسنتَ، أيها العبد الصالح الأمين!"
بهذه الكلمة يرحم السيد الرب الناس الجاهزين للملكت
الذين عملوا الخير، بدون حدود
لم ينتظروا الزمن المناسب،
بل عملوا زمنهم مناسبا.

لم يبرروا أنفسهم على أنه الأخرون لا يساعدونهم،
بل حاولوا الممكن في يومهم.
لم يلعنوا الحياة لأنها غير عادلة أو لأنه ليس لها فرص كثيرة
بل مشوا إلى الأمام.
لهم الملكوت.

أما الناس المنتاظرون إلى الموعجزات
الكسلانون 
المتكبرون
الناس التي ليس لها زمن ولا نية لتجديد أفكارها
الناس الذين يريدون كل شيء جاهزا، كل شيء كاملا
فهم رفضوا مبادرة الله فيهم 
و.... للأسف الشديد... ليس لهم مكان في فرح الله الأبدي

معليش!

Saturday, 9 September 2017

God's second question

God's first question to humanity: Where are you?
and the second: Where is your brother?
Too bad that the answers are still to be heard.
أول سؤال الله للإنسان: أين أنت؟ 
والسؤال الثاني: أين أخوك؟
ولكثرة الأسف... الإيجاباتان ما زالت غير موجودتين
La prima domanda di Dio all'uomo: Dove sei?
E la seconda: Dov'è tuo fratello?
Putroppo le due risposte si fanno ancora attendere

Wednesday, 31 May 2017

come, come

“Come, come, whoever you are. Wanderer, worshiper, lover of leaving. It doesn't matter. Ours is not a caravan of despair. come, even if you have broken your vows a thousand times. Come, yet again , come , come.” (Jalal al Deen Rumi)

Friday, 17 February 2017

breve catalogo (incompleto) delle libertà

Prima di tutto ci sono le libertà fisiche, che sono perlomeno tre.
La libertà dalle cose (Zaccheo)
E la libertà dalle persone, siano padroni (Esodo, lettera a Filèmone) siano la famiglia (Lc 9,57-62)

Poi vengono le libertà spirituali. Ne accenno 10, ma mi rendo conto ce ne sono altre.

1. Liberi dai pensieri cattivi
Gen 4,6-7
Caino si lascia tormentare dal desiderio di fare del male. Dio gli presenta il male come un cane addormentato alla porta della sua coscienza. Finchè lo lasci stare, non ti morde. Eppure Caino sceglie di svegliarlo...



2. Liberi dal pettegolezzo
Quello che papa Francesco continua a chiamare "chiacchiere" non è semplicemente conversazione futile, ma vero e proprio pettegolezzo.
Lc 23,39-43
Uno dei ladroni si unisce al coro di quelli che deridono il Nazareno. L'altro si sa controllare, e ha parole buone. Chi usa parole buone troverà parole buone: "Oggi sarai con me in paradiso".
Beati i misericordiosi, perchè troveranno misericordia.

3. Liberi dalla rabbia
Mc 5,1-20
L'indemoniato di Genezaret. Un uomo posseduto dalla rabbia, che vive fra le tombe, che rompe catene e spaventa la gente. Gesù comincia a guarirlo chiedendogli il suo nome. La sua storia. Spesso siamo dominati da rabbie delle quali non conosciamo neppure l'origine.

4. Liberi dall'orgoglio e dalla voglia di vendetta
2Sam 16,5-13
Davide sta fuggendo da Gerusalemme scendendo quella stessa strada per la quale scenderà un suo discendente, 1000 anni dopo di lui, la notte del tradimento.
Mentre scende, si fa avanti uno della tribù di Saul, re al quale Davide è succeduto. E si mette a lanciargli sassi e insulti.
Il generale di Davide vorrebbe tagliare la testa a quel "cane", ma nel suo cuore gonfio di tristezza Davide non ha spazio per l'orgoglio e per la voglia di vendetta.

5. Liberi dal peccato (e dalla memoria dei nostri errori)
Lc 7,36-50
La peccatrice che scavalca il recinto dell'etichetta e della vergogna si dimostra molto più libera di Simone il Fariseo che ha invitato Gesù a cena.
Il perdono libera. E ci libera anche dai rimorsi continui. Continuare a sentirsi irrimediabilmente in colpa per cose accadute nel passato non ci libera, ci dice che forse non abbiamo fiducia nel perdono di Dio.

6. Liberi dall'ossessione di far tutto noi da soli (il protagonismo)
Es 18,13-27
Preso da buone intenzioni e dall'intima convinzione che come lo fa lui nessuno può farlo, Mosè si mette a fare da giudice in tutti i casi più minimi. Finchè suo suocero non gli porta il buonsenso...

7. Liberi dall'idolo della perfezione
Lc 5,8
In quella che forse è la prima di una lunga serie di gaffes, Pietro cerca di allontanare Cristo perchè si sente peccatore. Come mandare via il medico perchè siamo ammalati...

8. Liberi dai nostri progetti - e anche dai nostri sogni
Giacobbe attraversa il Giordano due volte, nella sua vita.
E' stridente il confronto fra le 2 preghiere.
Gen 28, 20-22 e Gen 32,10-13
La prima volta parte stilando le condizioni a Dio per essere il suo Dio.
La seconda volta, torna umile. Ricco di beni, ma con un cuore povero.

Suo figlio Giuseppe dovrà a suo tempo imparare ad essere non solo libero da progetti, ma anche da sogni. In una vita in cui lui credeva di capire i sogni, si trova ad essere guidato da loro, in modo misterioso. Lui appartiene ai sogni, non viceversa.

9. Liberi dalle nostre tradizioni e i nostri modi di fare
Forse non esiste esempio biblico più forte di Paolo.
Tutta la lettera ai Galati è un'ode alla libertà dalla schiavitù della legge, della religione che aveva una casella per tutti, anche per Dio, l'ideologia del buonsenso.
Gal 5.

10. Liberi dalla nostra libertà
A volte abbiamo un concetto di libertà che ci rende schiavi. In nome della nostra libertà facciamo male agli altri.
Rm 15,1-3
La mia libertà non può essere uno strumento col quale mi impongo sugli altri.


Due domande conclusive
- Posso essere libero senza essere umile?
- Posso essere umile senza essere libero?

Saturday, 21 January 2017

i linguaggi dell'unità

2 premesse

La parola crea. "In principio era la parola".
Dio ha creato con la parola.
E la prima azione dopo la creazione è stata il "nominare", dare un nome. Gen 2,19: Dio crea e l'umano da un nome. Dio stesso si impegna a rispettare i nomi scelti dall'umano.
Spesso dare un nome alle cose non è semplicemente un esercizio di nominalismo, di astrazione. Il primo passo per risolvere un problema è dare un nome al problema.

La parola rivela. Rivela quello che hai nel cuore.
Lc 6,45: L'uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae il bene; e l'uomo malvagio dal malvagio tesoro del suo cuore trae il male, perchè la bocca di uno parla dall'abbondanza del cuore.



3 linguaggi dell'unità

1. Il linguaggio dell' "Io"
1Cor 1,10-13
Ognuno cerca di giustificarsi.
Come nella storia del coccodrillo e dello scorpione.
Un giorno, lo scorpione voleva attraversare il fiume, ma non potendo nuotare chiese aiuto al coccodrillo. "Certo", rispose il coccodriollo, "salta sulla mia schiena, che ti porto".
Lo scorpione saltò sulla schiena del coccodrillo, che subito cominciò la traversata.
Sentendo la freschezza dell'acqua, il coccodrillo cominiciò ad eccitarsi, e preso dalla voglia di lasciarsi rinfrescare dalla corrente, cominciò ad immergersi nel centro del fiume. "Cosa stai facnedo, coccodrillo?!" , cominciò a lamentarsi lo scorpione, mezzo soffocato. "Non sai che questo mi ucciderà?"
"Mi dispiace, caro scorpione, ma il desiderio dell'acqua fresca è più forte di me, non posso  resistere al richiamo. Questa è la mia natura."
Subito lo scorpione, preso dalla rabbia e dalla paura, cominciò ad affondare il suo pungioglione nella schiena del coccodrillo. 
"Cosa fai, scorpione?", chiese subito, infastidito il coccodrillo.
"Perdonami, ma quando sono preso dalla paura mi difendo. Questa è la mia natura!"

Quante volte nella comunità ci feriamo a vicenda e giustifichiamo i nostri comportamenti con le parole magiche "questa è la mia cultura", o "questo è il mio modo di vedere le cose", o "questo è come mi è stato insegnato".
Ci giustifichiamo dietro l'autorità di qualcos'altro, e tracciamo una linea rossa. Alziamo il cartello della nostra libertà individuale e diciamo "vietato oltrepassare".
Questo è il linguaggio dell'Io. Molto violento, anche se con il sorriso sulle labbra.

I farisei erano esperti di questo linguaggio e della sua logica di autogiustificazione. Con l'autogiustificazione arrivarono fino al punto di applaudire l'uccisione del Figlio di Dio.
E' un linguaggio che acceca.

2. Il linguaggio del "noi e loro"
Lc 9,49-50
Il linguaggo di chi punta il dito, di chi accusa.
Puntare il dito è la forma più conveniente di prendere le distanze. Ma anche di rivelare la propria pochezza di cuore.
Quante volte parliamo della nostra stessa famiglia o comunità usando la III persona, come se non le appartenessimo più.
Quante critiche alla Chiesa, che pure è umana e piena di contraddizioni tanto quanto ognuno di noi. Ma puntare il dito ci fa sentire superiori.
Qui gioca molto l'ideologia, o meglio l'illusione, della perfezione.
Con questa stessa logica di perfezionismo, rischiamo di fare come Pietro, che si è trovato nella situazione di rifiutare il messia stesso, più volte: una fra le tante, in Gv 13,8.

3. Il linguaggio del "Noi"
La parola saggia nasce dal silenzio.
La parola pregna di significato nasce dall'ascolto.
E ce n'è poco - di ascolto - di questi tempi.
Gv 6,67-69. Una delle rarissime volte che Pietro azzecca la risposta. Da chi vuoi che andiamo, Signore, se tu sei l'unico che ha parole di vita eterna?
Usare il "noi" vuol dire che siamo pronti a pagare il prezzo delle contraddizioni. Che non abbiamo paura di appartenere. Che amiamo questa Chiesa, questa comunità, anche prima che essa abbia cominciato a piacerci. Perchè ad amarla siamo stati chiamati, non a farcela piacere.
Qualcuno un giorno mi ha detto: "Quando mi accetterai per come sono, solo allora potrai darmi consigli su come potrei migliorarmi"
La logica di questo linguaggio è quello che si chiama amore incondizionato.

Saturday, 7 January 2017

quattro re al bivio

In cerca del Re dei re, si presentano a Gerusalemme tre re.
Vogliono incontrare il re dei giudei, e allora si presentano al reuccio di Gerusalemme.
Loro che hanno intenzioni buone, si muovono alla luce del sole.
Loro che hanno una stella per guida camminano veloci.

"Lungo il cammino cresce il vigore", dice il salmo per gente come loro.
Il cammino non è un peso per loro, ma un premio.

Vedendo la stella sono presi dalla gioia, una gioia forte, incontenibile.


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Tutt'altra musica per il piccolo re Erode, detto il grande,
che di grande sembra solo avere la paura.
Paura di essere scalzato, di passare in secondo piano.

Lui non cammina, fa camminare.
Lui non gioisce, teme.
La paura - non la tristezza - sembra essere il contrario della gioia,
in questa pagina piena di re.
In questa pagina di re i più potenti sono quelli che ascoltano e si interrogano, non chi comanda.

Mentre i tre stranieri imboccano la via della gioia,
lui si siede al capolinea della mestizia.
Loro corrono sulla pista di decollo della generosità,
lui si schianta contro il proprio egoismo.

Farà uccidere bambini innocenti, ma è lui il primo a morire.