Carissimo don Roberto,
anche nell’afosa Khartoum che non trova pace qualcuno oggi piange per la tua partenza. Fa male il fatto di non poterti ringraziare a sufficienza. Hai dato tanto alla nostra parrocchia. Forse non sempre te ne siamo stati grati come sarebbe stato giusto. Ma ci hai dato il meglio che avevi. Tutti i talenti che avevi, ce li hai dati, e li hai dati a Dio. Ti abbiamo conosciuto come parroco, a Cogollo, come un uomo riservato, ieratico, se non addirittura serioso nel tuo incedere liturgico.
Grazie per le tue omelie, forse non briose, ma certamente sempre ben preparate e meditate. Grazie per aver sempre pregato e fatto pregare per le vocazioni.
Ricordo con affetto quanto mi sei stato vicino negli anni del seminario minore, e poi anche negli anni di preparazione al sacerdozio missionario. Ti ho fatto sbuffare quando ti ho detto che mi sarei fatto Comboniano, ma ho sentito tanto affetto anche in quel sospiro, quando mi dicesti “Va bene, non sarà con i violini del Seminario Maggiore, ma – come dice il salmo – in cymbalis benesonantibus dell’Africa. L’importante è che dai lode al Signore!”
Grazie infine per averci mostrato come la vecchiaia, vissuta nella fede, possa essere anche una nouva rinascita. In te come in pochi altri abbiamo visto il vino diventare più saporito nel tempo. I tuoi ultimi anni da “nonno” più che da padre sono stati quelli in cui hai sorriso di più, e te ne vogliamo essere grati.
Continua ad accompagnarci dal cielo, dove ci diamo appuntamento. Ciao, e ancora grazie.
p. Diego
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