Oggi, domenica
delle Palme leggiamo due brani del vangelo. Nel primo, che abbiamo appena
sentito, l’entrata di Gesù a Gerusalemme. Nel secondo, ben più lungo, la
passione, sempre secondo il vangelo di Matteo.
Gesù entra a
Gerusalemme, la città delle contraddizioni, città il cui nome significa città
della pace, e che tutti sappiamo essere una delle città nella storia
dell’umanità che forse più di tutte non ha che vissuto la guerra e la violenza.
Questa è
Gerusalemme, la città delle contradizioni. Oggi accoglie Gesù al canto di
Osanna, e fra pochi giorni ne chiederà l’uccisione sulla croce.
Oggi gli apre le
porte, e domani lo crocifigge fuori dalle mura.
Oggi pone frasche
ai piedi, domani pone il legno del supplizio sulle spalle.
Gerusalemme non è
solo casa nostra. Noi stessi siamo Gerusalemme, visto che in noi abitano il santo
e il peccatore, il discepolo e il fariseo.
Oggi entriamo
nella settimana santa ed entriamo il tempo della contradizione. Gesù stesso è
segno di contradizione e vuole entrare nella nostra Gerusalemme proprio mentre
noi siamo chiusi nelle case di cemento e vorremmo uscire.
Lui vuole
entrare, proprio lì dove noi non vorremmo avere ospiti, men che meno profeti.
Faccio una lista
veloce, e non esaustiva, delle contradizioni che si aprono di fronte a noi nei
due vangeli di oggi:
- La contradizione fra il popolo che accoglie cantando osanna e il il popolo che urla “crocifiggilo”
- La contradizione di Giuda che vende Gesù per 30 monete d’argento, il prezzo di riscatto di uno schiavo, eppure lo chiama maestro, signore.
- La contradizione fra Pilato che capisce Gesù gli è stato presentato solo per invidia e cerca di liberarlo presentando alla gente una scelta impossibile, Barabba. E la folla, che inspiegabilmente, preferisce l’omicida al Dio della Vita.
- La contradizione fra i discepoli che nell’ora della croce se la danno a gambe e le donne, che silenziose accompagnano Gesù al Golgota.
- La contradizione fra gli astanti che nell’ultimo urlo di Gesù in croce sentono un’invocazione ad Elia, che doveva venire prima del Cristo, e il centurione che in quell’urlo riconosce il Figlio di Dio.
- La contradizione di una sepoltura alla quale non vengono gli amici, ma un perfetto sconosciuto, Giuseppe d’Arimatea.
Quante contradizioni
viviamo anche noi.
Quante volte
rinneghiamo il Signore e facciamo finta di non conoscerlo.
Quante volte lo
vendiamo al prezzo di uno schiavo, per poi tornare a chiamarlo Signore.
Quante volte
siamo noi stessi la Gerusalemme santa e peccatrice, sede allo stesso tempo del
culto e dell’indifferenza.
Che in questa
settimana santa lasciamo entrare Gesù nella nostra Gerusalemme e lo seguiamo lì
dove lui vuole portarci.
Buona Settimana Santa!
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