Saturday, 23 March 2013

fine dello spettacolo!!


Durante l’ultima cena, Gesù disse ai suoi:

I re governano sui loro popoli
e quelli che hanno il potere su di essi si fanno chiamare benefattori.
Voi però non agite così;
ma chi tra voi è il più grande diventi come il più piccolo 
e chi governa diventi come quello che serve.
Chi è infatti più grande: chi siede a tavola o chi sta a servire?
Non è forse chi siede a tavola? 
Eppure io sono in mezzo a voi come uno che serve.

(Lc 22)



Qualche anno fa, mentre facevo il mio servizio nella parrocchia di Kibera, in Kenya, mi ricordo il parroco – padre Carlos – che di solito presentava la baraccopoli a chi ci veniva a trovare dall’Europa o dall’America. “La baraccopoli? È tutto quello che volete che sia. Volete che sia un posto pieno di miserabili in attesa del vostro aiuto? Ok. Volete che sia uno zoo della povertà? Volete che sia l’opportunità di fare dei soldi? Volete che sia una comunità di persone? La baraccopoli può essere tutto questo, e molto di più. Sta a voi scegliere come la volete vedere.”
Penso a queste parole, e mentre accompagnamo Gesù che entra a Gerusalemme credo che lo stesso si possa dire della Pasqua, che ci prepariamo a vivere. Paolo Barabani, nella sua bellissima canzone Hop hop hop somarello fa capire come l’ingresso di Gesù nella città delle contraddizioni sia un mescuglio assurdo di contradizioni. Chi pensa che Gesù sia un cantastorie, chi un mago, chi un furfante, chi uno potente sul quale fare affidamento. Ognuno ha il suo Gesù.

Eppure Gesù rivendica la libertà di essere se stesso, di non cadere dentro nessuna di queste caselle. 

Questa è dignità.

La dignità è una cosa leggendaria, oggigiorno è  una merce rara. Ecco perchè di fronte al suo silenzio Pilato si stupisce, ecco perchè di fronte al rifiuto di fare il mago Erode si indispettisce. Ecco perchè Pietro si sente a disagio di fronte alla pacifica rassegnazione del maestro, che non prende scorciatoie, ma si gioca fino in fondo.

La Pasqua è la fine dello spettacolo. Giù le maschere, le interpretazioni: vediamo Gesù per quello che è. L’uomo della croce. Il vivente.

Credo che nella Chiesa come nella società si stiano levando molti gridi di chi dice “basta con lo spettacolo! Ridateci la verità!”. È il grido di chi cerca dignità.
Papa Francesco ci sta invitando a questo scendere dal palco.
Anche qui in Egitto la gente chiede ai capi di finirla con le storielle. È ora di essere onesti, di ridare dignità alle persone.
Anche per i rifugiati sudanesi qui al Cairo, e per tutti i rifugiati del mondo (l’Africa si sta trasformando in un continente di rifugiati!!) il desiderio è quello di essere trattati con dignità. Basta con le storie!!
Questo il mio augurio, per me e per ognuno di voi: che la Pasqua sia il tempo in cui, umilmente, ci mettiamo in ascolto delle storie di chi soffre. E magari cominciamo a chiederci se possiamo dare una risposta al grido di tanti fratelli e sorelle.
Buona pasqua a tutti!!

Friday, 22 March 2013

hop hop hop somarello

di Paolo Barabani


Lento lento sulla strada di Gerusalemme,
sulla sella di un somaro
viene l'uomo di Betlemme.
E' un gran santo, un mendicante,
un pellegrino, un gran furfante,
un'artista non cantante di novelle.

Hop hop hop somarello,
trotta trotta, il mondo è bello.
Hop hop hop somarello,
trotta trotta, tu porti l'agnello.

I miracoli li fa da se con le sue mani,
ma qualcuno per tre volte
lo rinnegherà domani.
Questo è Pietro il pescatore,
poi c'è Giuda il traditore,
tutti amici finché si raccoglie gloria e onore.

Ma c'è un prezzo per l'amore:
tre monete d'oro.
No, no, no.

Hop hop hop somarello,
trotta trotta, il mondo è bello,
hop hop hop somarello.

Sulla piazza l'han portato
al giudizio di Pilato,
chi sarà questo pezzente,
questo uomo è innocente.

Per Barabba hanno votato
ed il Cristo han condannato,
ed il sangue suo ricada sulla nostra gente.
Costui parla della pace:
muoia sulla croce.

Hop hop hop somarello,
trotta trotta, il mondo è bello,
hop hop hop somarello,
trotta trotta, il mondo è bello,
hop hop hop somarello,
trotta trotta, il mondo è bello.

Thursday, 14 March 2013

capo chino


















Voi sapete come coloro i quali sono ritenuti capi delle nazioni le tiranneggiano, e come i loro prìncipi le opprimono. Non così dev'essere tra voi; ma piuttosto, se uno tra voi vuole essere grande, sia vostro servo, e chi tra voi vuole essere primo, sia schiavo di tutti. Infatti il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire (Mc 10,42-45)

Non si contiene la gioia per quello che abbiamo visto tutti, ieri sera. Papa Francesco. È proprio il caso di dirlo: un nome, un programma.
Non contengo la gioia nel rimeditare, ancora impressa nei miei occhi, l’immagine del papa, anzi, del “vescovo” (ha insistito sull’uso di questa parola, sia per sè che per il suo predecessore!! E in questo ha già segnato una svolta) che si inchina perchè sia il popolo a chiedere la benedizione di Dio su di lui.

Esatto. Perchè il cammino lo facciamo insieme. Non ci sono arrivati: anche il pastore deve fare il cammino, insieme a noi. Lui al suo posto e noi al nostro, ma tutti siamo in cammino.

Buffa la reazione dei cardinali che gli fanno corona – stonata: al papa che si inchina, non riescono a stare ritti. Si inchinano anche loro, dimostrando di non aver capito niente di quello che il loro pastore ha appena chiesto. Dovevano stare ritti, a benedirlo.
Un’incomprensione che ricorda tanto l’incomprensione di Pietro, che nel capitolo 13 del vangelo di Giovanni si rifiuta di farsi lavare i piedi dal maestro.

In effetti un capo che si china è scomodo.
Un maestro che serve.
Un leader che ascolta.

Molto più comodo avere un capo che comanda.
Fare la parte delle vittime è più facile: ci giustifica da tutto.
Non ce l’ho con i cardinali del balcone di Francesco papa.
Condivido il loro imbarazzo. Perchè forse loro, io, noi tutti siamo come Pietro: forse non abbiamo capito – o forse abbiamo capito anche fin troppo bene: il Maestro ci ha detto di abbassarci, e a noi... non va giù.

Penso che per ogni centimetro del quale si è abbassato il capo di Francesco si sono alzate di mille volte le aspettative della Chiesa - e del mondo su di lui.
Così si è complicato il lavoro.
Comincia male (per alcuni), perchè ha cominciato troppo bene.

Al papa che scende dal trono segue il papa che si inchina.

Signore, dove vuoi farci andare?