Durante l’ultima cena, Gesù
disse ai suoi:
I re governano sui loro popoli
e quelli che hanno il potere su di essi si fanno chiamare benefattori.
Voi però non agite così;
ma
chi tra voi è il più grande diventi come il più piccolo
e chi governa diventi
come quello che serve.
Chi è infatti più grande: chi siede a tavola o chi sta a
servire?
Non è forse chi siede a tavola?
Eppure io sono in mezzo a voi come uno
che serve.
(Lc 22)
Qualche anno fa, mentre facevo il mio servizio nella
parrocchia di Kibera, in Kenya, mi ricordo il parroco – padre Carlos – che di
solito presentava la baraccopoli a chi ci veniva a trovare dall’Europa o dall’America.
“La baraccopoli? È tutto quello che volete che sia. Volete che sia un posto
pieno di miserabili in attesa del vostro aiuto? Ok. Volete che sia uno zoo
della povertà? Volete che sia l’opportunità di fare dei soldi? Volete che sia
una comunità di persone? La baraccopoli può essere tutto questo, e molto di
più. Sta a voi scegliere come la volete vedere.”
Penso a queste parole, e mentre accompagnamo Gesù che
entra a Gerusalemme credo che lo stesso si possa dire della Pasqua, che ci
prepariamo a vivere. Paolo Barabani, nella sua bellissima canzone Hop hop hop somarello fa capire come l’ingresso
di Gesù nella città delle contraddizioni sia un mescuglio assurdo di
contradizioni. Chi pensa che Gesù sia un cantastorie, chi un mago, chi un
furfante, chi uno potente sul quale fare affidamento. Ognuno ha il suo Gesù.
Eppure Gesù rivendica la libertà di essere se stesso, di
non cadere dentro nessuna di queste caselle.
Questa è dignità.
Questa è dignità.
La dignità è una cosa leggendaria, oggigiorno è una merce rara. Ecco perchè di fronte al suo silenzio Pilato si stupisce, ecco perchè di fronte al rifiuto di fare il mago Erode si indispettisce. Ecco perchè Pietro si sente a disagio di fronte alla pacifica rassegnazione del maestro, che non prende scorciatoie, ma si gioca fino in fondo.
La Pasqua è la fine dello spettacolo. Giù le maschere, le
interpretazioni: vediamo Gesù per quello che è. L’uomo della croce. Il vivente.
Credo che nella Chiesa come nella società si stiano
levando molti gridi di chi dice “basta con lo spettacolo! Ridateci la verità!”.
È il grido di chi cerca dignità.
Papa Francesco ci sta invitando a questo scendere dal
palco.
Anche qui in Egitto la gente chiede ai capi di finirla
con le storielle. È ora di essere onesti, di ridare dignità alle persone.
Anche per i rifugiati sudanesi qui al Cairo, e per tutti
i rifugiati del mondo (l’Africa si sta trasformando in un continente di
rifugiati!!) il desiderio è quello di essere trattati con dignità. Basta con le
storie!!
Questo il mio augurio, per me e per ognuno di voi: che la
Pasqua sia il tempo in cui, umilmente, ci mettiamo in ascolto delle storie di
chi soffre. E magari cominciamo a chiederci se possiamo dare una risposta al
grido di tanti fratelli e sorelle.
Buona pasqua a tutti!!
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