Saturday 31 August 2013

la folla, il re e le lamette da barba

Cambio di re, cambio di fashion. Incredibile ma vero, ma da quando è stato deposto il presidente dei Fratelli Mussulmani, per strada si vedono molte barbe di meno. Non lo dico io: è agli occhi di tutti. Chi prima dava sfoggio della sua barba trendy – ovvero in sintonia con l’ascesa della Fratellanza dalle prigioni ai palazzi del potere – oggi per quello stesso principio di “aggiornamento” si rade alla grande. E intanto – credo – la Gillette sta facendo i soldi.
Scusate il tono scherzoso, ma non trovo un modo migliore per esprimermi. E non credo che si meriti di meglio che un sorriso il voltafaccia nazionale per cui quelli che poco più di un anno fa erano salutati come i salvatori della patria, oggi vengono evitati – se non pubblicamente insultati – come se fossero appestati. 
(Per carità, non ne prendo le difese, visto che ne hanno combinate davvero di brutte: il bilancio delle Chiese bruciate supera la quarantina, e credo non si contino le caserme delle forze di sicurezza... giusto per dirne un paio...)

Mi fa impressione questo voltafaccia, anche se non è nulla di nuovo. La folla che acclamava Gesù come figlio di Davide era grossomodo fatta degli stessi ceffi che dopo qualche giorno preferirono Barabba al Figli di Dio (Barabba che significa “figlio di un papà”... mentre Gesù è “figlio del Papà”...)

Allora mi fa paura quel sentimento inespresso, ma contiuamente presente, per cui si guarda ai fratelli mussulmani come se fossero loro la sciagura dell’Egitto. E dagli all’untore. Sono giovane per fare queste conclusioni, ma ho come l’impressione che qui in Egitto stiamo assistendo a qualcosa di simile alla caduta del fascismo. Raba’ al-Adaweyya come Salò, e adesso tutti a puntare il dito contro il capro espiatorio... quando a mettercelo al potere era stato il popolo stesso.
Forse la sciagura dell'Egitto è che il popolo non sappia di preciso come controllarsi. Che non sappia scegliere i propri leader. Forse la sciagura dell'Egitto è che si voglia parlare di democrazia quando metà della popolazione è analfabeta, e pertanto abbindolabile.... e spendibile....
Allora, altro che urlare all'untore: dovremmo rimboccarci le maniche, ricostruire le scuole perse, ma soprattutto costruirne di nuove. Nella testa, non solo nei villaggi. E allora si, che la prepareremmo, una primavera araba, ma fra una ventina d'anni.


Gesù nel vangelo dice “non temete chi uccide il corpo, ma non può uccidere l’anima: temete piuttosto chi può uccidere nella Geenna e il corpo e l’anima” (Mat 10,28)
La sete di vendetta, il desiderio di aver ragione, il fariseismo di chi si lava le mani e dice “è stata tutta colpa loro”... questo è bruciare nella Geenna, questo è violenza, questo è cadere nella trappola del nemico.

Il vero nemico non è chi mi fa guerra:
il vero nemico è il fare la guerra

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