Una delle cose che mi ha
sempre colpito del Diario di Anna Frank è vedere come anche in tempo di guerra
la gente facesse feste di compleanno, passeggiate, andasse al lavoro. Verrebbe
da dire “vita nonostante la morte”.
Di
solito pensiamo che la guerra sia un continuo bombardamento dalla mattina alla
sera, con tutti gli edifici distrutti. Purtroppo per molti è così: quando è
così per una persona, è già troppo. Ma la realtà – e lo dico senza voler essere
cinico – è che la maggioranza della gente "continua a vivere".
Forse
le guerre accadono e ce ne accorgiamo solo dopo (magari, se ce ne accorgessimo
prima, le eviteremmo... ma anche su questo ho seri dubbi: la storia è una
maestra orfana di alunni). E così in Medio Oriente ci stiamo “abituando” alle
cose più strane. Me lo diceva un'amica italiana, prima di tornare in Italia dopo
aver speso qualche anno qui al Cairo: la cosa più pazzesca è che ci siamo
abituati alle bombe. Le senti, ringrazi il cielo che anche stavolta non è
toccata a te (in una città di 20 milioni di abitanti, le bombe ammazzano uno o
due alla volta.... non è cinismo se insisto che il traffico è ancora più
pericoloso del terrorismo, qui al Cairo), e tiri avanti.
Appunto.
Tirare avanti. Tirare dritto.Come il sacerdote e il levita che ignorarono il
povero malcapitato sulla strada da Gerusalemme a Gerico (Lc 10).
La
pasqua che celebriamo è un'altra cosa. È vivere dopo la morte, al di là della
morte: non “nonostante”, ma “oltre”. Vuol dire accogliere la sofferenza e la
morte, abbriacciarle – senza troppi giudizi, e andare avanti portandosela in
braccio, magari anche con il sorriso sulle labbra: non un sorriso paternalista
e sdolcinato, ma di serena contentezza. Anche il Signore passa, ma lui non
passa col muso indifferente di chi non ha tempo per gli altri. Passa, ci
raccoglie, e ci porta.
Un
versetto che ho sempre trovato strano e che ci accompanga in questo tempo di
preparazione alla pasqua dice “se il chicco di grano caduto in terra non muore,
RIMANE SOLO”. Cosa vuol dire di un chicco rimanere solo? Che si annoia, che si
intristisce? O forse che non porta frutto?
La
morte è vivere soli. L'indifferenza, il “me ne frego” è la soglia della
morte.
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