Proprio mentre questa settimana
santa è ormai arrivata, siamo stati tutti scossi da un’altra tragedia di
violenza. Ne capitano tutti i giorni, ma quelle che accadono a Parigi o a
Bruxelles sembrano colpirci di più. Per altre tragedie i media hanno scelto per
noi che non ci interessano: le quattro suore di Madre Teresa uccise in Yemen
qualche settimana fa, a sangue freddo, sembrano non aver scosso le anime come
la barbarie di Bruxelles. E le morti della violenza in Sudan e Sud Sudan
sembrano non avere il peso dei morti della Siria. E così via...
Forse ci stiamo
abituando a diventare dei burattini della paura. Ci emozioniamo e ci indignamo
quando ci viene detto di farlo, ma altrimenti viviamo la nostra vita: “Vivi e
lascia... morire”.
La morte di Gesù
duemila anni fa dev’essere stata grossomodo come una delle tante morti che si
potevano ignorare. Un carpentiere di Galilea crocifisso alla vigilia di una
festa nazionale... Se ci fossero stati i giornali, non so credo avrebbe fatto
la prima pagina. Forse a Gerusalemme, ma non oltre.
C’è qualcosa di
diabolicamete inquietante nell’orrore che ci viene detto di provare. Non per la
rabbia e l’indignazione contro i carnefici, e per l’amarezza per i morti. Questi
sono sentimenti umani e guai se ce ne liberassimo. Ma quello che personalmente
mi disturba è che queste tragedie – o meglio alcune di queste tragedie, le
tragedie scelte – vengano usate per farci vivere nella paura. E la paura è un’arma
potente, pericolossissima. Uno che ha paura non ragiona: reagisce d’istinto.
La paura è
generata dalla morte, e a sua volta genera morte. Per paura i capi del tempio
hanno fatto crucifiggere il Nazareno. Per paura Pilato si è lasciato forzare la
mano e ha acconsentito alla condanna. Per paura i discepoli hanno tradito il maestro
che amavano, per cui avevano lasciato tutti, con cui avevano appena cenato la
cena delle cene e da cui si erano lasciati servire e lavare i piedi.
Paura. Se riesci
a incutere paura in una persona, puoi costringerla a qualsiasi cosa. E lo
stesso vale per i popoli. Paura e ignoranza, e intanto il mondo diventa una
piramide sempre più stretta che cerca di elevarsi sempre più alta, una torre di
Babele destinata ad una fine dolorosa. Per tutti.
Il mio augurio è
che non ci lasciamo vincere dalla paura. Che non permettiamo a nessuno di
ragionare al posto nostro, o di dirci cosa dobbiamo desiderare. Che non ci
trasformiamo in burattini della paura. Perchè allora sì che saremmo morti,
Pinocchi al contrario, che da umani si son lasciati trasformare in disumani.
Che questa Pasqua
invece sia un tempo in cui ci aggrappiamo al Vivente. Al Dio che vive e che fa
vivere tutte le cose. Allo Spirito vivificatore. Che l’alba della risurrezione
vinca nel buio che sentiamo nel cuore, nella confusione, nel dolore nella
rabbia.
Che la Pasqua sia
tornare a reclamare la nostra umanità, il nostro essere umani, non
semplicemente massa.
Buona Pasqua a
tutti!
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