(inserto Ormegiovani di Gennaio)
Gv 5,1-18
Gesù sale a
Gerusalemme durante “una festa”. Gli uomini “fanno” tante feste, ma spesso sono
tutte uguali una all’altra, e ce le dimentichiamo prima ancora di averle finite.
Sotto i cinque portici della “casa della
misericorida” (Betzaetà, appunto) trova una folla innumerevole di ciechi,
zoppi, infermi e paralitici. Sono i molti che la festa la attendono, in un
futuro più o meno trascendente. Ad uno di loro Gesù chiede “Vuoi guarire?”
Di lui Gesù sa
che è infermo da 38 anni, il tempo del popolo di Israele nei deserti del Sinai.
Di lui Gesù sa che è un uomo pronto alla liberazione, pronto ad entrare nella
terra promessa. Forse neppure lui, l’infermo, sa di se stesso tutto quello che
Gesù conosce di lui. Del resto, il salmo 139 canta “Signore, tu mi scruti e mi
conosci... dove fuggire dalla tua presenza? Se salgo in cielo, la tu sei, se
scendo negli inferi, eccoti... per te le tenebre sono come luce”. Possiamo
scappare da noi stessi, ma non da lui. Possiamo mentire al mondo e a noi
stessi, e a volte siamo così bravi da convincere entrambi. Ma non è ancora nato
l’uomo che possa ingannare il Creatore, che ci ha fatto e che ci ha conosciuti
quando ancora non era spuntato il sole sul primo dei nostri giorni.
C’è ua differenza
abissale fra come Gesù e i maestri della legge incontrano il malato. Gesù parte
dalla storia di sofferenza e dall’attesa di rendenzione, mentre “i giudei” partono
dalla legge. “È sabato, e non ti è lecito prendere su il tuo lettuccio”.
Non vedono il miracolo, anzi, non vedono neppure l’uomo. Vedono solo il proprio
calendario e le proprie regole, che loro stessi credono di obbedire, senza
prima essersi mai preoccupati di capire cosa significhino. Sono persi negli alambicchi
della loro dottrina, e non riescono a venirne fuori per vedere quanto più largo
sia il mondo. Sono persi. E sono l’epitome della stupidità al potere.
C’è un’arroganza
che sempre caratterizza la stupidità dei dittatori. I potenti stupidi e ciechi
non si fanno certo intimorire (altrimenti non sarebbero stupidi), e si ostinano
per la direzione che hanno già preso: Gesù deve morire. Trovare poi delle scuse
è solo un esercizio di retorica: uno dice “perchè fa guarigioni di sabato”,
l’altro “perchè si fa uguale a Dio”, ma alla fine al prepotente le scuse non
mancano mai.
Esopo in una sua
famosa storia racconta di un lupo che un giorno andò a bere l’acqua al
torrente. Mentre beveva, vide un agnello che beveva come lui dal torrente, ma
più a valle. “Stai sporcando la mia acqua”, si lamentò il lupo. “Ma come? Io
sono in basso, e l’acqua scorre in giù”. “Beh, se non sei stato tu, sarà stato
tuo figlio, che ha bevuto qui”. “Ma che figlio? Io stesso non sono che un
giovane agnello di pochi mesi”. Offeso, con due balzi il lupo si avventa
sull’agnello e lo prende per il collo. E l’agnello prima di morire riesce a
dire “Ai prepotenti non mancano mai scuse”.
È la storia di
tanti in Africa, in Medio Oriente e nel mondo intero. Non sono perseguitati “a
causa” della loro religione o della loro tribù. Casomai “a pretesto”. Ma la
vera causa è la stupidità, la cieca, implacabile, ostinata, arrogante stupidità
di chi – senza più un cuore – è asservito all’immagine di sè, ad un sogno vago
di gloria, ordine e forza. Poveretto. Poveretti i fascisti, i farisei e i
fondamentalisti di ogni latitudine e tempo. Sono loro ad essere deboli, malati,
pericolosi. E non sanno di esserlo. Sono loro la minaccia alla società. Sono
loro a rompere l’ordine sociale, a minacciare la pace. Eppure sono al comando
da sempre.
Il problema è
quando anche le vittime si fanno lavare il cervello dagli arroganti, e
diventano più integralisti di loro. L’infermo che ora è stato guarito non
riesce neppure a concepire la stupidità dei potenti della sua Gerusalemme, e
così si fa ingannare da loro e consegna loro il nome di chi lo ha guarito. Fa
un autogol, ma non lo fa con malizia. Non “tradisce”, perchè neppure riesce a
pensare che qualcuno possa avercela con la mano di Dio scesa in terra. Purtroppo
anche lui, vittima di disprezzo per tanti anni, non sa vedere il mondo se non
nella prospettiva degli arroganti.
Che le vittime
adottino gli occhi e la lingua degli arroganti è una verità vecchia come il
mondo. Ricordo un giorno un rifugiato siriano, in sedia a rotelle, che passando
davanti la nostra chiesa qui a Khartoum ha pensato di fotografarla. Gli si è
avventato contro uno dei nostri cristiani, nemmeno avesse innescato una bomba.
Quando ho visto la scena ho reagito, e mi son sorpreso di come lo zelante
cristiano non potesse capire quello che gli stavo dicendo. Io vedevo un uomo in
sedia a rotelle, lui vedeva un musulmano arabo.
Il vero nemico è
il pensiero dell’inimicizia. Che Gesù ci guarisca gli occhi perchè possiamo
vedere il mondo prima delle ideologie. E che ci tiri fuori dagli alambicchi
delle nostre dottrine.
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